seminano traffico le strade
gli aerei ci sbarrano i cieli F. Leonetti
Un Articolo de Il Fatto quotidiano per comprendere la dimensione non locale, ma paradigmatica di quella ennesima grande opera inutile
QUEL CAMPO PATACCA NON E' IL VERO GRANO
di Domenico Finiguerra
Un campo di grano da 5 ettari nel centro di Milano. L’abbiamo visto in rete, magnificato ai TG come gioiello agricolo raffinato da Expo 2015 e incastonato nel cuore della metropoli. Poco importa se in contemporanea usciva la notizia che tra gli sponsor dell’esposizione figurassero Mc Donald’s e Coca Cola. Poco importa se quel campo di grano sarà realizzato in collaborazione con una delle multinazionali che controlla il mercato delle sementi. Perché il frumento in città è una notizia.
Non fanno notizia invece le centinaia di ettari di suoli fertili persi dalla provincia di Milano e dalla Lombardia per realizzare la kermesse “nutrire il pianeta”. O quelli che si stanno per perdere a causa di altri progetti inutili che incombono ovunque sulla pianura padana. Dopo la BREBEMI, recentemente usata come campo da calcetto, si vogliono asfaltare le risaie con l’autostrada Broni-Mortara e cancellare i veri campi di grano del Parco del Ticino. Veri campi di grano, seminati con varietà quasi perdute, come quelli che trovate nei pressi dell’agriturismo l’AIA, a Cassinetta di Lugagnano. Con fatica, Massimiliano, Anna ed Enea hanno conquistato, tra mille peripezie burocratiche, l’emancipazione dalle sementi delle multinazionali. Nella loro terra, solcata dai fossi di un reticolo idrico studiato da Leonardo da Vinci e alimentati dall’acqua del fontanile Piatti, producono farina di eccellente qualità da 11 grani antichi selezionati negli anni ’30, grani che restituiscono semi al 99%. Ma se vi fate accompagnare da Massimiliano per vedere le sue gemme pulite, sentirete la sua preoccupazione per il mostro che incombe e la sua determinazione nell’affrontarlo con il movimento #notangenziale. 14 mila firme e 13 anni di battaglie. Una lotta che non si è mai fermata contro un nastro d’asfalto che vorrebbero srotolare sui suoi campi e su quelli di molte altre aziende agricole del territorio.
Canali, filari, fontanili, biodiversità, ed anche reddito per molte famiglie, sono a rischio a causa di un progetto inutile e faraonico: da Vigevano a Malpensa, passando per Abbiategrasso, Albairate, Cassinetta di Lugagnano e Robecco sul Naviglio.
I milanesi le conoscono bene queste zone. Ci vengono a cercare refrigerio d’estate, lungo l’alzaia del Naviglio Grande. Passeggiando e pedalando tra ville del ‘500, del ‘600 e del ‘700. Esiste anche un progetto meraviglioso e davvero virtuoso: navigare tra Locarno e Venezia, sotto ponti esistenti e vie d’acqua storiche, dove sono passate le chiatte cariche per costruire il Duomo di Milano. Sarebbe turismo vero e nuovi posti di lavoro.
Però la politica che conta, o pensa di contare, ha deciso che la vocazione di questa riserva meravigliosa, debba essere la coltivazione di cemento e asfalto. Altro che humus, grani antichi e bellezza. Meglio correre a 130 all’ora verso Malpensa.
Ma anche qui la valle resiste. E si è data appuntamento il 28 marzo alle 9 da Albairate ad Abbiategrasso. Si sfilerà di nuovo: in bici, a piedi, con i trattori. Ci sarà anche Massimiliano. Porterà qualche chilo della sua farina.
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